La breve e sfortunata storia di Augusto Cardile, finora nota solo a pochissimi, sembra aver voluto aspettare il momento propizio per essere raccontata e presentata al lettore di oggi quasi a mettere in scena un’ulteriore e perfetta parabola di amore e morte tra le tante ambientate nel «fosco nembo politico» di quegli anni. Oggi, a quasi novant’anni dalla morte del loro autore, vedono finalmente la luce in volume i pochi versi che Oreste Macrí e Alfonso Gatto riuscirono a recuperare dai parenti e vollero pubblicare sulla rivista «Letteratura» unitamente al loro ricordo in un omaggio postumo che profuma ancora di offerta votiva. Si tratta di «versi belli, e qualcuno bellissimo» che vanno a costituire quello che Silvano Trevisani ha felicemente definito nello scritto introduttivo «il minuscolo immenso tesoro che abbiamo ricevuto in eredità» e che con questa edizione si vuole conservare e tramandare per far sí che la vicenda di Cardile non resti sconosciuta. Unitamente a questi, il lettore troverà anche uno scritto d’arte inedito di Cardile, ritrovato di recente tra le carte di Macrí, che Tiziano Marghetich nella postfazione mette in dialogo con la coeva scena di critica artistica. Una prima ‘stilla’ nel mare di ‘stille’ che ci apprestiamo ad attraversare.
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